È venerdì 28 marzo, la Giornata Mondiale dell’endometriosi. 

Lubna ci racconta la sua storia: ha 24 anni, è una studentessa e soffre di endometriosi.

Fin dall’adolescenza ha sofferto di cicli mestruali molto dolorosi, un disagio che con il tempo è peggiorato fino a compromettere profondamente la sua qualità di vita. A 18 anni, il dolore era diventato insostenibile e impossibile da ignorare.

Nel 2020, in seguito a un episodio particolarmente acuto, Lubna si è recata al pronto soccorso. È lì che ha ricevuto una diagnosi chiara e immediata: endometriosi, già in fase avanzata. A distanza di poche settimane, è stata sottoposta a un intervento chirurgico necessario per rimuovere i tessuti danneggiati, poiché la malattia era giunta al quarto stadio.

Dopo l’intervento, la sua vita è cambiata. Lubna oggi può affrontare le sue giornate con più serenità, consapevole di ciò che ha superato: “Prima dell’intervento, ogni mese per almeno una settimana ero costretta a fermarmi completamente, a volte non riuscivo nemmeno a camminare. Dovevo ricorrere a forti dosi di antidolorifici solo per riuscire a gestire il dolore.”

La sua esperienza è un invito a rompere il muro dell’indifferenza e della disinformazione: 

“Spesso, soprattutto a scuola, sentivo il mio dolore banalizzato. Come se fosse qualcosa di normale, da sopportare in silenzio perché si sa, le donne quando hanno il ciclo, stanno male. Beh, non è così!”

Il messaggio di Lubna a tutte le donne che si trovano in condizioni simili, è forte e chiaro:
“Non ignorate i segnali del vostro corpo. Non ascoltate consigli approssimativi: rivolgetevi a medici esperti, perché solo loro possono davvero aiutarvi a capire e affrontare ciò che state vivendo. L’endometriosi è una malattia complessa, con sintomi diversi per ogni persona. Non va sottovalutata.”